Gli Stati membri dell’Unione europea devono negare lo status di rifugiato non solo a chi sia stato condannato per reati terroristici, ma anche a chi svolge un’attività indiretta per favorire atti terroristici, senza compiere direttamente l’azione. Con questa affermazione, resa in un procedimento sollevato dai giudici belgi ma a cui hanno partecipato diversi Stati compresa l’Italia, la Corte di giustizia dell’Unione europea allarga gli spazi statali per fronteggiare le reti terroristiche internazionali e stringe sulla concessione della protezione internazionale. Per i giudici di Lussemburgo, il no alla concessione dell’asilo deve essere opposto non solo se il richiedente è autore diretto di un atto terroristico, ma anche se partecipa, come appartenente a una rete, all’attività di reclutamento, organizzazione, trasporto o equipaggiamento dei foreign fighters.

CGUE Sentenza 31 gennaio 2017, n. 573/14 - fonte: DatAvvocato/Sole24ore